Come se ne esce

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Unione Europea: strumento del neoliberismo o fine della liberal-democrazia?

via Unione Europea: strumento del neoliberismo o fine della liberal-democrazia?


In onore di Roger Scruton, recentemente scomparso.

Capire i tedeschi: Teodorico e l’integrazione delle élite

Un amico tedesco, venendo a conoscenza delle mie orini ravennati, mi citò un libro che ricordava dalla sua giovinezza, negli anni Sessanta. Si tratta del romanzo storico di Felix Dahn, scritto nel 1876, ancora popolare tra i bambini tedeschi degli anni ’60, mai tradotto in italiano.

Il romanzo è ambientato nel periodo successivo alla morte di Teodorico. Teodorico muore il 30 agosto 526. È il primo re barbaro che domina l’Italia intera e la cui politica è quella ricostruire l’impero di occidente, presentandosi come formalmente subordinato all’imperatore di oriente e, pur rimanendo ariano, riconoscendo l’autorità papale. Il Regno di Teodorico dura 33 anni, e ha capitale in Ravenna. Goti e romani convivono insieme, ma non si integrano e verso la fine del regno, Teodorico accentua il contrasto tra élite gotica ed élite romana, sfociato nell’uccisione del filosofo Severino Boezio e del Senatore Quinto Aurelio Memmio Simmaco. I successivi 36 anni sono segnati dalla guerra tra goti e bizantini.

I goti, come tutte le tribù barbare, non erano gruppi culturalmente omogenei, ma gruppi gerarchizzati e aperti di predatori guidati da un’élite militare (Heather 2013). Teodorico, figlio del re dei Goti e ostaggio fino all’età di diciotto anni a Costantinopoli per garantire l’accordo tra Goti e Impero di Oriente, riesce ad eliminare i concorrenti e, con abilità politica e militare, ad ottenere dall’imperatore di Oriente il dominio sul paese che era, e sarà ancora per molti secoli, il paese con le maggiori ricchezze al mondo. Da Ravenna capitale, Teodorico cercherà di cooptare l’élite romana e di ricostruire l’Impero di Occidente, riuscendovi in parte. Nel 500 entra trionfalmente a Roma. Con la forza militare e l’abilità politica riuscirà ad estendere il suo dominio al Sud della Francia, alla Spagna e all’Africa Nord-occidentale.

La politica estera, tesa alla ricostruzione dell’Impero di Occidente è basata su una politica interna tesa ad assorbire nella nuova élite dominante gota, elementi del vertice amministrativo e intellettuale romano. Oltre al filosofo Boezio, la figura chiave è Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, storico ufficiale dei Goti nominato console, poi capo dell’amministrazione, poi prefetto del pretorio (Cardini 2009). Tale politica di assorbimento dell’élite romana subirà un duro colpo nel 522, quando muore Eutarico, marito di Amalasunta, figlia di Teodorico, e di questi designato successore. La sua morte riapre i giochi della successione a Teodorico all’interno dell’élite gota, in cui cercano di interferire la corte di Costantinopoli e settori dell’élite romana. Nel 523 l’imperatore Giustino emana un editto contro gli eretici ariani. Boezio e Simmaco si trovano dalla parte sbagliata e sono condannati a morte. Papa Giovanni I, il primo papa ad andare in missione a Costantinopoli in un tentativo di compromesso, è imprigionato al suo ritorno e muore nel 526. Il successore, Felice IV, è imposto da Teodorico, che muore poche settimane dopo.

Per volontà di Teodorico il successore era il nipote Atalarico; poiché ancora troppo giovane la reggenza fu assunta da Amalasunta. Atalarico morì però poco dopo, nel 534. Nel romanzo di Dahn, Atalarico è avvelenato da un nobile romano (Cetago, l’unico notevole personaggio di finzione). Amalasunta sposò allora il cugino Teodato, un aristocratico goto acculturato. Nel 535 Amalasunta, sospetta di collusioni con la corte di Bisanzio, è deposta e imprigionata in un’isola del lago di Bolsena e poi uccisa. Nel romanzo di Dahn è uccisa dalla moglie invidiosa di un aristocratico goto manipolata dai romani.

Qui entrano in gioco i bizantini, il cui imperatore è dal 527, ossia l’anno successivo alla morte di Teorico, Giustiniano. Questi si dedica immediatamente alla riforma legislativa (il famoso codice che prende il suo nome, incluse la giurisprudenza), ma subisce pesanti sconfitte dalla la Persia (l’eterno nemico…) e si rende responsabile del “massacro dell’Ippodromo” (531), uno dei più sanguinosi episodi di repressione del dissenso urbano (i morti sono stimati in circa il 5% degli abitanti di Costantinopoli). In cerca di successi politici, Giustiniano nel 533 inizia la riconquista della parte occidentale dell’Impero Romano. Dopo Cartagine, Belisario, il comandante dell’armata imperiale, nel 535 conquista la Sicilia e nel 536 Napoli. A questo punto i goti depongono Teodato e nominano Re Vitige, un generale di valore. Nel 537 Roma è posta sotto assedio dai Goti, ma senza successo. Nel frattempo, Belisario depone papa Silverio, figlio di papa Ormisda (514-523), il quale era stato imposto da Teodato. Papa Silverio muore in prigionia, in maniera probabilmente “assistita”. Al suo posto viene eletto Papa Vigilio, gradito a Teodora, l’imperatrice, descritta da Procopio come immorale, consorte di Giustiniano. Ricevuti rinforzi da Bisanzio, Belisario attacca gli insediamenti goti negli Appennini, sguarniti dall’assedio di Roma, costringendo Vitige a ritirarsi a Ravenna, mentre nel Nord Italia rimane saldamente nelle mani dei Goti. Nel 540, credendo di aver raggiunto un accordo con Belisario per la spartizione dell’Italia, i goti consentono alle truppe di Belisario di entrare a Ravenna. Non è chiaro se l’accordo fosse uno stratagemma di Belisario oppure un accordo non approvato da Giustiniano, ma tant’è che gli imperiali imprigionarono Vitige.

Nel frattempo, o per la diplomazia di Vitige o per l’opportunismo dell’imperatore Cosroe, i Persiani lo stesso anno attaccano l’Impero Romano e conquistano Antiochia, la capitale regionale dell’impero. Nel frattempo, i goti del Nord Italia, guidati da Eraico a Pavia e Ildebando a Verona resistono alle truppe imperiali. Nel dicembre 540 Belisario viene richiamato a Costantinopoli, e con lui vanno Vitige e Cassiodoro (nel romanzo di Dahl Vitige viene più onorevolmente ucciso in un tentativo di fuga). Una guerra civile tra i goti (ovviamente non menzionata nel romanzo di Dahl) porta infine, nel 541, alla nomina a re dei Goti di Totila.

Totila, con abilità militari e politiche, rivitalizza il morale e il reclutamento dei goti con alcune importanti vittorie militari, sia al Nord che al Sud, e, a differenza del primo Teodorico, colpisce l’aristocrazia romana a favore degli schiavi (Azzara 2013). Nel 545 è quindi in grado di assediare Roma, in cui entra un anno dopo lo e papa Viglio lascia Roma per Costantinopoli. Giustiniano rispedisce Belisario in Italia, il quale riconquista Roma nel 547. Ma Belisario viene richiamato a Costantinopoli l’anno successivo e Totila non solo riconquista Roma, ma crea una propria flotta capace di conquistare la Dalmazia, l’Epiro, Corfù e la Sicilia. Totila cerca però anche un compromesso con Costantinopoli, che Giustiniano però rifiuta. Nel 548 muore Teodora. Intanto la guerra contro i Persiani, incapaci di andare oltre le vittorie iniziali, volge al termine (la pace sarà firmata nel 551). Nel 551 la flotta gota viene distrutta dalla flotta imperiale.

Nel 552 una nuova spedizione bizantina sbarca in Italia, questa volta al comando di Narsete. Nella decisiva battaglia di Tagina (vicino a Gualdo Tadino) Totila viene ucciso assieme a quasi diecimila soldati goti. Narsete riconquista Roma. Teia, il miglior generale, viene nominato Re dei Goti. In ottobre, sui Monti Lattari Teia viene sconfitto e ucciso e i goti negoziano un armistizio.

Nel romanzo storico di Dahn, Teia, ferito, e gli ultimi goti sono salvati dai Vichinghi e riportati in Germania. In realtà, secondo gli storici, i goti si disperdono in Italia, tutt’altro che pacificata. Mentre una forte resistenza gota rimane in Campania, i franchi contano sul sostegno delle comunità gote per attaccare la Liguria e l’Emilia. Il controllo della penisola viene assicurato solo nella primavera del 562. Ma già nel 554 Costantino aveva sancito il reintegro formale dell’Italia nell’Impero Romano (Prammatica Sanzione). Pochi anni dopo, nel 568, l’Italia è occupata dai Longobardi. Il governo della popolazione passa alla Chiesa.

Gran parte dei goti furono uccisi o deportati. Quelli scampati alla guerra diventarono mercenari di Bisanzio o rimasero in Italia nei loro fondi come possessori. Ravenna rimase la sede del comando militare bizantino in Italia.

La guerra greco-romana devastò il Paese, distrusse l’élite gota, che aveva dominato per quasi un secolo. I suoi effetti furono amplificati da una epidemia micidiale scoppiata nel 543. Da allora il declino della città di Roma diventa irreversibile: il Circo Massimo fu teatro di corse dei cavalli per l’ultima volta sotto il regno di Totila; le terme e i bagni pubblici cessarono di essere alimentati; il potere amministrativo passò nelle mani del clero; la città fu vittima di varie inondazioni; il Senato lentamente si disintegrò. Il 552 (o il 568, data dell’invasione longobarda secondo Jones), più del 476, fu il vero anno di cesura storica tra “Impero Romano” e “Italia”. La storia di Roma e dell’Italia ricominciò da zero. Roma preserverà solo le rovine della capitale dell’Impero. L’Italia non sarà più l’estensione di Roma capitale, ma un territorio povero e diviso.

L’integrazione tra élite

Anche dopo la caduta dell’Impero di Occidente, l’Italia mantiene una sua individualità politica basata sul Senato di Roma (l’aristocrazia) e l’ordine equestre, ossia l’alta burocrazia amministrativa di nomina imperiale. A capo del Senato il Prefetto di Roma, anch’esso di nomina imperiale tra i senatori, e solitamente persona gradita al Senato. Alla fine del V secolo scompare però l’antico dualismo formale tra senatori e cavalieri e si forma una ben più grave concorrenza tra i generali di origine barbara e l’autorità politica di senatori e burocrati. A questi ultimi, viene sempre più incorporata anche la gerarchia ecclesiastica. Teodorico diede origine a un regime politico nuovo: il potere amministrativo ed ecclesiastico in mano all’aristocrazia romana, quello militare all’aristocrazia gota, con due giurisdizioni parallele, in linea con la tradizione romana in cui i militari erano sottratti alla giurisdizione civile ordinaria. Con lo stesso sistema usato da Odoacre, Teodorico assegnò un terzo delle terre di proprietà degli aristocratici romani ai soldati goti, uno stanziamento comunque considerevole nell’Italia del Nord e lungo l’Appennino centro-settentrionale. I goti erano almeno cento mila secondo Tabacco, ma l’élite guerriera, secondo Heather era di circa un quarto. Tali numeri vanno confrontati con una popolazione di alcuni milioni di romani, di cui però solo una minoranza era proprietaria terriera. Le difficoltà di convivenza tra le due élite sono ben rappresentate nel romanzo storico di Dahn.

Ma il tentativo di Teodorico di integrare le due élite (di cui Cassiodoro fu l’ideologo), quella romana e quella gota, fallisce quando il sistema dualistico subisce le interferenze dell’Impero bizantino e Teorico inasprisce il proprio potere con l’uccisione di Boezio e Simmaco e l’incarcerazione di papa Giovanni I (Tabacco 1974). Heather (2013) sottolinea anche la intrinseca debolezza dell’élite gota, formatasi solo recentemente dalla fusione di due componenti: i goti della Pannonia e i goti della Tracia, a cui si aggiunsero altri gruppi di guerrieri nata dalla conflagrazione dell’Impero di Attila. Tale debolezza emerge dopo la scomparsa di Teorico. I suoi successori oscillano tra accentuazioni filoromane e diffidenze antiromane.

A differenza dei vandali, il cui regno nordafricano cadde al primo assalto di Giustiniano, i goti mostrarono una una notevole capacità di riorganizzarsi, incluse capacità di rinuncia e disponibilità al compromesso. Le intransigenze bizantine, alimentate dall’ottimismo dei comandanti militari e da pressioni di senatori romani esuli a Costantinopoli (rappresentati nel romanzo di Dahn dalla figura di finzione di Cetego), impedirono i compromessi e condussero alla soluzione radicale (la soppressione dei goti), che apri la strada alla successiva irruzione longobarda. Inoltre, il conflitto fece emergere i contrasti tra contadini e schiavi, da una parte, e latifondisti romani, dall’altra, abilmente sfruttati da Totila.

Teodorico e la Germania

Nel corso della storia, Teodorico, ricordato nella tradizione cattolica italiana come personaggio dispotico e tirannico,[1] diviene un mito in alcune città italiane che più beneficiarono del suo governo (Verona, Pavia), ma soprattutto, a partire dal XII secolo, tramite la tradizione orale della diaspora gotica, in Germania e in Scandinavia, dove diviene noto come il “signore di Verona”, monarca saggio, nobile e lungimirante. Ma è soprattutto alla fine dell’Ottocento che i tedeschi, nel momento della propria unificazione nazionale, sono spinti a ricercare nel medioevo le proprie origini nazionali.

Di particolare successo il romanzo storico di Felix Dahn, tradotto in varie lingue (tra cui l’inglese, ma non l’italiano), popolare fino agli anni Sessanta del secolo scorso. Nel 1968 ne fu tratto anche un film con Olson Welles e Laurence Harvey (tr. it.: La calata dei barbari, disponibile su Amazon prime) (Azzara 2013). Nel romanzo storico di Dahn, i goti sono rustici, ma onesti e valorosi (probabilmente non vero); i romani, tranne alcuni che ammirano i Goti (specialmente belle giovani donne, ma va…) infidi, lascivi e traditori (probabilmente vero); i bizantini (greci) debosciati e violenti (probabilmente vero). Mentre nel periodo immediatamente successivo alla sua pubblicazione il romanzo è letto come apologia delle caratteristiche positive del popolo tedesco, nel secondo dopoguerra prevale invece la lettura che commisera l’insuccesso della grande impresa tedesca, l’ammirazione e il risentimento verso gli italiani traditori.

Sergio Lugaresi

Riferimenti

Azzara, Claudio, Teodorico, Il Mulino, 2013.

Cardini, Franco, Cassiodoro il grande, Jaca Book, 2009.

Dahn, Felix, The struggle for Rome, 1876,

Heather, Peter, The Restoration of Rome, Macmillan, 2013

Rendina, Claudio, I Papi, Newton Compton Editori, 1983.

Tabacco, Giovanni, “La storia politica e sociale”, in Storia d’Italia, vol. 2, Dalla caduta dell’impero romano al secolo XVII, Einaudi, 1974.


[1] Tra le leggende italiane che circondano la morte di Teodorico quella che fu gettato nel cratere del vulcano di Lipari dagli spiriti di papa Giovanni e Simmaco (Rendina 1983).

Migrazioni e xenofobia

Anche questo è attuale…

Come se ne esce

Le migrazioni sono parte della vita dei popoli. Tutti i maggiori paesi europei sono stati, in tempi diversi, paesi di emigrazione e di immigrazione.

Perché la gente emigra?

Le migrazioni possono essere forzate o volontarie, le prime prevalentemente legate ad eventi naturali o a conflitti o persecuzioni, le seconde a fattori economici. La distinzione tra migrazioni forzate e migrazioni volontarie, tuttavia, non è così netta. Ragioni politiche ed economiche si confondono. Le decisioni di migrare sono una combinazione di fattori economici e politici con grado diverso di volontarietà.[1]Una distinzione netta tra migranti volontari e migranti forzati potrebbe valere introducendo una terza categoria, quella dei “migranti per la sopravvivenza” (survival migration), i quali non fuggono situazioni di violenza e conflitto (e non sono quindi candidati allo status legale di rifugiati, vedi oltre), ma che per vari motivi economici sociali, non altro altra scelta che migrare (Betts 2010).

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ITALEXIT

Attuale….

Come se ne esce

I maggiori rischi politici per l’Euro provengono dall’Italia, il paese in cui è più bassa la popolarità all’Euro (poco più del 50% dal 2013, mentre è di nuovo in crescita negli altri maggiori paesi  dell’Unione Monetaria), più diffuso l’euroscetticismo fra i politici, e maggiore l’insoddisfazione nei confronti della supervisione bancaria europea. Il Vicegovernatore della Banca d’Italia, nonché membro del Supervisory Board della BCE, intervenendo pubblicamente sui Trattati di Roma (https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-direttorio/int-dir-2017/Ever_Closer_Un_Panetta21032017.pdf ), afferma che se l’avversione dell’opinione pubblica dovesse persistere “the future of the Economic and Monetary Union (EMU), and even of the EU itself, cannot – and should not – be taken for granted”.

Intense discussioni ha suscitato lo studio di Mediobanca pubblicato il 19 gennaio (http://marcello.minenna.it/wp-content/uploads/2017/01/Italy-2017-01-19.pdf ),  in cui compare come guest contributor Marcello Minenna, già assessore al bilancio, seppure solo per alcuni giorni, della giunta comunale romana pentastellata.  Lo studio sostiene che poiché l’economia italiana…

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Dopo le lezioni 1: le alleanze possibili

Il possibile programma del governo da incubo…

Come se ne esce

di Sergio Lugaresi

Nessuna coalizione elettorale ha avuto la maggioranza assoluta. Per fare un governo ora ci vogliono alleanze. se esse, come dovrebbe, fossero basate sui programmi, questi sarebbero gli esiti. Ma siamo in Italia…

MS5-PD-(LeU)

Una tale coalizione dovrebbe basarsi su un compromesso che potrebbe prevedere l’aumento della spesa entro il limite di un avanzo primario minimo, col conseguente mantenimento dell’elevato livello attuale di debito pubblico e il rischio di  una sua ulteriore impennata in caso di eventi negativi imprevisti, come p.es. una recessione di origine americana. Il compromesso  dovrebbe anche prevedere il silenzio sulle questioni europee, con il M5S che dovrebbe abbandonare l’idea di referendum sull’Euro e il PD che dovrebbe abbandonare le proposte di ulteriore integrazione europea. l’Italia sarebbe comunque esclusa dal dibattito franco-tedesco divenendone il fattore di maggiore preoccupazione economico-finanziaria.

Tale coalizione dovrebbe inoltre affrontare l’opposizione dura della Lega, che metterebbe in luce continuamente i cedimenti…

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Dopo le elezioni 2: strategie dei partiti

Qualcosina è andata come pensavo..

Come se ne esce

di Sergio Lugaresi

Oltre ai programmi elettorali, che i partiti e le coalizioni, riempendoli di “promesse da marinaio”, usano più per attrarre elettori che per vincolarsi nella legislatura, esistono le strategie, come dire, “commerciali” dei partiti: come ottenere, nel medio/lungo periodo, maggiore potere, cioè più voti (anche se in Italia con incertezza sul sistema elettorale). Sono strategie non rese note, ma facilmente identificabili. Cerchiamo di capirle per avere una idea delle possibili evoluzioni del sistema politico italiano.

Lega e M5S sono i vincitori delle elezioni, ma non hanno una maggioranza per governare (M5S da soli, la Lega con la coalizione di centrodestra). PD e Forza Italia (quest’ultima seppure in coalizione di centrodestra) sono i perdenti. I vincitori cercheranno di predare i perdenti: i M5S di conquistare il PD (LeU, di fatto, se lo sono già pappati), la Lega di conquistare Forza Italia.

Come rispondono i perdenti? Ovviamente i perdenti…

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Dopo le elezioni 2: strategie dei partiti

di Sergio Lugaresi

Oltre ai programmi elettorali, che i partiti e le coalizioni, riempendoli di “promesse da marinaio”, usano più per attrarre elettori che per vincolarsi nella legislatura, esistono le strategie, come dire, “commerciali” dei partiti: come ottenere, nel medio/lungo periodo, maggiore potere, cioè più voti (anche se in Italia con incertezza sul sistema elettorale). Sono strategie non rese note, ma facilmente identificabili. Cerchiamo di capirle per avere una idea delle possibili evoluzioni del sistema politico italiano.

Lega e M5S sono i vincitori delle elezioni, ma non hanno una maggioranza per governare (M5S da soli, la Lega con la coalizione di centrodestra). PD e Forza Italia (quest’ultima seppure in coalizione di centrodestra) sono i perdenti. I vincitori cercheranno di predare i perdenti: i M5S di conquistare il PD (LeU, di fatto, se lo sono già pappati), la Lega di conquistare Forza Italia.

Come rispondono i perdenti? Ovviamente i perdenti devono cercare di logorare i vincenti e, nel fare questo, sono potenzialmente alleati tattici. Allo stesso tempo, però, ognuno dei due perdenti deve evitare che l’altro lo fagociti. Dunque, il primo obiettivo dei perdenti è prima di tutto di ostacolare la formazione di governi che possano rafforzare i loro rispettivi potenziali predatori. Allo steso tempo non possono lasciare il presidio del centro al concorrente.

In mancanza di maggioranze precostituite, la decisione su a chi dare l’incarico di formare il governo è, da Costituzione, del Presidente della Repubblica: non ci sono regole automatiche. E’ assai probabile anzi che data la non esistenza di maggioranze precostituite, il presidente dia inizialmente un incarico esplorativo ad uno dei due neoeletti Presidenti delle Camere. Questo però sposta solo su altre persone e in avanti nel tempo il momento delle decisioni.

Dunque, per semplicità, supponiamo che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, conferisca l’incarico di tentare di trovare una maggioranza parlamentare e formare un governo a Matteo Salvini, il leader della coalizione che ha ottenuto la maggioranza relativa. A Forza Italia converrebbe che il tentativo non avesse successo o che fallisse dopo poco tempo. per esempio, su una scelta importante (rompere con l’Unione Europea?), Forza Italia potrebbe togliere il sostegno al governo Salvini e proporsi come guida del centro (nel frattempo il PD potrebbe essere stato fagocitato dal M5S, il maggiore oppositore di un potenziale governo Salvini).  E’ quindi prevedibile che in caso di incarico a Salvini, Forza Italia eserciterebbe il massimo di pressione sul PD per non ostacolare la nascita del governo, chiedendo anzi un supporto per rafforzarne la componente moderata. Qui entrano in campo i programmi elettorali. Non sembrano essere molti gli elementi che il centrodestra può offrire al PD in cambio del sostegno al proprio governo: oltre a lasciar perdere i propositi distruttivi di leggi passate (Fornero e Jobs Act), una impopolare riduzione del debito pubblico (peraltro non nel programma della Lega) e provvedimenti precisi nel campo della sostenibilità ambientale. Al PD, comunque, converrebbe che il tentativo Salvini non avesse successo, poiché rafforzerebbe il M5S. Non mi sembra, dunque, la formazione di un governo Centrodestra-PD una soluzione probabile al primo giro. Ma potrebbero esserci più giri…

Nel caso dunque in cui il PD non cadesse nella trappola del centrodestra, il secondo incarico esplorativo potrebbe essere affidato a Luigi Di Maio. In tal caso Di Maio dovrebbe fare il massimo sforzo per ottenere l’appoggio del PD. A Forza Italia converrebbe facilitare tale sviluppo, nell’obiettivo di ottenere la leadership del centro. Per il PD l’obiettivo sarebbe quello di ottenere il massimo contenimento delle istanze populiste del M5S, ma caratterizzare al massimo la propria presenza nel governo. Ciò potrebbe essere ottenuto non solo bloccando le istanze anti-europee e le minacciate modifiche al Jobs Act e alla legge Fornero, ma concordando anche un piano di estensione della spesa pubblica contro la povertà e l’abbandono scolastico, limitata, per esigenze di bilancio, ad aree e settori particolarmente colpiti dalla globalizzazione, e continuando di fatto le politiche sull’immigrazione del Ministro Minniti. Tali tipi di coalizione tendono a penalizzare l’alleato minore, in questo caso il PD. Per questo il prezzo del PD, in termini di ministri e programma, dovrebbe essere assai elevato. L’opposizione della Lega (Europa, spesa pubblica, mancata distruzione del già fatto) porrebbe il M5S in continua difficoltà, così come Forza Italia tenderebbe a porre in difficoltà il PD su tasse e debito pubblico. Nel medio periodo, sarebbe interesse di entrambi i patiti di questa maggioranza di rompere la coalizione per spiazzare il concorrente diretto all’opposizione o l’alleato.

Entrambe le coalizioni (centrodestra-Pd, Ms5-Pd) sarebbero quindi instabili, ma la coalizione M5S-PD sembrerebbe programmaticamente più possibile. A meno che M5S fosse disponibile  a significative concessioni al PD (o che il PD decidesse di suicidarsi seguendo LeU, i cui istinti sono sempre più evidenti…), è dunque probabile che non si formi nessuna maggioranza col sostegno del PD.

Rimarrebbero solo due altre ipotesi: 1) un governo incubo M5S-Lega; 2) un governo di scopo per la riforma elettorale ed elezioni il prossimo anno. Il primo sarebbe la soluzione ideale per PD e Forza Italia: sarebbe un governo caratterizzato da inesperienza, inettitudine, caos, tradimenti: il caso Grecia insegna, il caso Comune di Roma non è comparabile. Si tornerebbe ad elezioni, vincerebbe chi, al centro, mettesse in campo la squadra migliore (in Grecia, p. es., sembrerebbe essere la destra).

Il caso del governo di scopo sembrerebbe dunque il più probabile. Nessuno se ne è ancora accorto, ma, con i numeri attuali, un sistema  elettorale a doppio turno (quello sempre sostenuto dal PD) potrebbe portare alla scomparsa del PD e forse anche di Forza Italia. A questi ultimi, converrebbe perciò partecipare al governo di scopo per evitare riforme elettorali che possano annientarli.

Dunque, a PD e Forza Italia, converrebbe che si formasse  una maggioranza a cui non partecipano. A M5S e Lega, però, non conviene allearsi, come a qualsiasi giocatore di poker non conviene passare sul proprio bluff.

Intanto, possono passare mesi, molti mesi. Non male, tutto sommato: gli affari correnti li continuerebbe a svolgere il migliore (sempre relativamente…) governo degli ultimi dieci anni. Nessuna decisone devastante sarebbe presa dallo stato e la ripresa economica del settore privato potrebbe consolidarsi. E potrebbero cambiare, magari in meglio, tante altre cose.  Come in Spagna e in Belgio, potremmo accorgerci che l’assenza di governo non è poi così male…

Dopo le lezioni 1: le alleanze possibili

di Sergio Lugaresi

Nessuna coalizione elettorale ha avuto la maggioranza assoluta. Per fare un governo ora ci vogliono alleanze. se esse, come dovrebbe, fossero basate sui programmi, questi sarebbero gli esiti. Ma siamo in Italia…

MS5-PD-(LeU)

Una tale coalizione dovrebbe basarsi su un compromesso che potrebbe prevedere l’aumento della spesa entro il limite di un avanzo primario minimo, col conseguente mantenimento dell’elevato livello attuale di debito pubblico e il rischio di  una sua ulteriore impennata in caso di eventi negativi imprevisti, come p.es. una recessione di origine americana. Il compromesso  dovrebbe anche prevedere il silenzio sulle questioni europee, con il M5S che dovrebbe abbandonare l’idea di referendum sull’Euro e il PD che dovrebbe abbandonare le proposte di ulteriore integrazione europea. l’Italia sarebbe comunque esclusa dal dibattito franco-tedesco divenendone il fattore di maggiore preoccupazione economico-finanziaria.

Tale coalizione dovrebbe inoltre affrontare l’opposizione dura della Lega, che metterebbe in luce continuamente i cedimenti a francesi e tedeschi e il mancato aumento della spesa pubblica, spingendo il governo verso un ancora minor rigore fiscale e maggiore antagonismo verso i partner europei.

Un governo M5S-PD potrebbe però realizzare alcune progetti significativi nel campo dell’istruzione (lotta all’abbandono scolastico, abolizione dei “punti organico” dell’università) e dell’inclusione sociale, sia introducendo il salario minimo, sia estendendo la spesa contro la povertà.

Centrodestra-PD

Sulla base dei programmi, anche questa coalizione si dovrebbe basare sulla desistenza reciproca su Europa e debito pubblico, anche se al suo interno la componente “non deficitrice” sarebbe più forte che in una coalizione M5S-PD. Quindi marginalizzazione in Europa sì, ma rischi leggermente minori di crisi finanziaria.

La sfida maggiore per questa coalizione sarebbe però l’opposizione di M5S, con effetti in direzione di minor rigore fiscale e antagonismo in Europa.

Anche questa coalizione non farebbe granché sull’istruzione, ma potrebbe attuare provvedimenti concreti nel campo della sostenibilità ambientale, mettendo al bando, p. es., i materiali non biodegradabili.

MS5-Lega-Fratelli d’Italia-(Forza Italia)

Sarebbe il governo incubo. Si tornerebbe a parlare di referendum sull’Euro, aumenterebbe la spesa pubblica e il deficit, in Europa ci si alleerebbe con i governi fascistoidi dell’Est (Ungheria, Polonia, ecc.), non certo con Spagna, Portogallo e Grecia che avendo già scontato la propria penitenza non hanno alcun interesse a ricadere in tentazione. Una alleanza contro Francia e Germania, e contro gli immigrati, che ci farebbe scivolare lentamente ai margini dell’Europa, esponendoci alla balia dei mercati finanziari e delle scorrerie russe.

Tuttavia, una tale coalizione sarebbe esposta alla dura opposizione del PD, ed eventualmente anche di Forza Italia, che ne denuncerebbero continuamente gli insuccessi internazionali e i prezzi economici da pagare.

In base ai programmi, un governo Ms5-Lega non farebbe granché sull’istruzione, assecondando se mai alcuni interessi corporativi, né per la sostenibilità ambientale, né per l’equità. Potrebbe forse essere ridotta leggermente la progressività dell’IRPEF e semplificato il rapporto tra fisco e cittadini.

Infine, stando sempre ai programmi, il governo sovranista potrebbe puntare ad una riforma costituzionale che introduca il vincolo di mandato per gli eletti in Parlamento.

In teoria, sulla base dei programmi, il governo sovranista potrebbe contare, almeno per i punti salienti del programma, anche sul sostegno di  LeU.

Governo di scopo: M5S-Centrodestra-PD

Infine, se non si dovesse trovare una maggioranza, la soluzione possibile potrebbe essere un governo di scopo che elabori una nuova legge elettorale e nel frattempo gestisca il bilancio pubblico. Sarebbe la soluzione migliore, soprattutto se introducesse finalmente un sistema elettorale a due turni, in cui al primo si vota il partito preferito e al secondo il meno peggio.

Verso le elezioni 8: sintesi dei programmi elettorali

Sergio Lugaresi

I programmi elettorali contengono molte promesse che non possono essere, e a volte perfino non si vogliono, mantenere. Sono però un esercizio utile di approfondimento dei problemi e di ricerca di soluzioni. Nei programmi non ci sono i vaffa, le razze, le gogne, gli eterni piagnistei, le scie chimiche, i complotti. Se ripuliti dalle promesse da marinaio  sono una utile indicazione di quale potrebbe essere il contributo, in negativo e in positivo, del partito che lo propone nella prossima legislatura. E’ quello che ho cercato di fare e l’ho riassunto nella tabella di seguito.

programmi 2018 31

Fonti: Verso le elezioni 1: il debito pubblico, Verso le elezioni 2: Liberi e Uguali , Verso le lezioni 3: Fratelli d’Italia , Verso le elezioni 4: il Centrodestra, Verso le elezioni 5: il Partito Democratico, Verso le elezioni 6: Il Movimento 5 Stelle, Verso le lezioni 7: Più Europa.

I punti più controversi dei programmi esaminati sono il debito pubblico, l’Unione Europea e le politiche per la crescita. Da una parte vi sono i sovranisti di diverso grado: estremisti (M5S, Lega e Fratelli d’Italia) e moderati (LeU e Centrodestra nel suo complesso). Dall’altra, gli europeisti: Più Europa e PD. I sovranisti sono anche meno propensi ad affrontare il tema del debito pubblico, con l’eccezione di Fratelli d’Italia, e più propensi ad adottare misure autarchiche. Tra i sovranisti vi è però una netta differenza tra centrodestra, più antistatalista, e M5S e LEU, decisamente statalisti. Gli europeisti sono più propensi a misure a favore della liberalizzazione dei mercati, in linea con le politiche europee.

Nonostante le differenze, vi sono anche significative convergenze su alcune proposte, anche tra partiti appartenenti a coalizioni elettorali diverse. Per esempio, Centrodestra, M5S e Più Europa sono d’accordo nell’invertire l’onere della prova nel rapporto tra fisco e contribuenti. Mentre LeU propone un aumento della progressività legale dell’IRPEF,  il Centrodestra, in misura minore +Europa, e, implicitamente, anche il M5S la vogliono diminuire.

Nel complesso generiche o non all’altezza dei problemi le proposte su istruzione, sostenibilità ambientale e su inclusione sociale. D’accordo ad abolire i punti delle università e sulla lotta alla dispersione scolastica PD e M5S.

Le uniche proposte concrete sulla sostenibilità ambientale sono la progressiva messa al bando di materiali non biodegradabili e la tassa sui rifiuti calcolata in base alla quantità e qualità dei rifiuti (Fratelli d’Italia), l’introduzione della carbon tax (Più Europa) e il reindirizzo dei sussidi dalle attività dannose per l’ambiente verso attività di rigenerazione delle città (LEU).

M5S, +Europa e implicitamente il Centrodestra (ma Fratelli d’Italia sono contrari) propongono entrambi l’introduzione del reddito di cittadinanza, una misura efficace, ma assai costosa.  M5S e PD propongono entrambi l’introduzione del salario minimo (una misura poco costosa per lo stato, ma non sufficiente a combattere l’esclusione sociale). Sia PD che LEU puntano sull’estensione dell’esistente Reddito di Inclusione, una misura più realistica. Dettagliate le proposte del PD a favore delle persone non-autosufficienti.

Infine da notare che sia M5S che il Centrodestra vogliono eliminare dalla Costituzione il vincolo di mandato (Verso le elezioni 4: il Centrodestra).

Il confronto dei programmi mostra anche che coalizioni di governo tra partiti appartenenti a coalizioni elettorali diverse sarebbe possibile, attraverso un percorso negoziale (alcuni mesi di lavoro) e soluzioni di compromesso alla tedesca (il 4 marzo fli iscritti al Partito Socialdemocratico tedesco votano sull’accordo con la Merkel). Sulla base dei programmi, se non dovesse formarsi una maggioranza stabile in entrambe le Camere, le coalizioni più auspicabili, sulla base dei programmi, sarebbero nell’ordine:  Centrosinistra-Forza Italia-Fratelli d’Italia, Centrosinistra-Forza Italia-Fratelli d’Italia-Lega. La coalizione incubo sarebbe M5S-LeU-Fratelli d’Italia-Lega.

Finiamo con una nota scherzosa. Il grafico qui sotto, segnalatomi da mio figlio, propone una versione estremamente semplificata dei programmi. Il risultato però, almeno per me,  è sempre lo stesso…

 

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Verso le elezioni 7: Più Europa

Sergio Lugaresi

Il programma di +Europa (https://piueuropa.eu/programma/) fa proprio anche il cosiddetto manifesto di Carlo Calenda (Ministro dello Sviluppo Economico) e Marco Bentivogli (segretario generale della CISL), “Un piano industriale per l’Italia delle competenze”, pubblicato sul Sole 24 Ore il 12 gennaio (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2018-01-11/un-piano-industriale-l-italia-competenze-222533.shtml?uuid=AEcQ5JgD). Nonostante l’impegno, con proposte relativamente credibili, anche il programma di +Europa contiene varie promesse non quantificate.

Il programma di +Europa si basa su un presupposto:

“L’Italia si potrà sedere al tavolo franco-tedesco come pari tra i pari se cesserà di chiedere flessibilità per questa o quella categoria di spesa pubblica e saprà mostrare programmi di politica economica che garantiscano tre cose: la riduzione del debito pubblico in rapporto al PIL, il rafforzamento della qualità dei bilanci bancari, riducendo i rischi (NPL e portafoglio di titoli sovrani), politiche mirate per il rilancio della produttività, che ristagna dall’inizio di questo secolo. “

Sono personalmente molto d’accordo.

Crescita economica

  • Riformare i centri di impiego
  • Estendere le attuali agevolazioni burocratiche vigenti a tutti i titolari di partita IVA fino a 60 mila euro di fatturato.
  • Superare progressivamente progressivamente l’obbligo l’obbligo degli acconti per i lavoratori autonomi
  • Eliminare l’obbligo della prova a carico del contribuente in caso di congruità
  • Rivedere il sistema degli ordini professionali, separando le funzioni di governo da quelle di rappresentanza
  • Semplificazione dell’IRPEF in tre aliquote: 20% fino a 40 mila euro; 30% fino a 60 mila e 40% oltre i 60 mila.
  • Rimodulazione dell’onere fiscale verso le imposte indirette e l’abitazione principale.

Nessuna stima dell’impatto e quindi del costo netto.

  • Privatizzazione delle imprese pubbliche che operano in mercati concorrenziali; contemporanea eventuale liberalizzazione per evitare che si creino monopoli privati.
  • Messa a gara dei servizi pubblici locali.
  • Disciplinare le caratteristiche della concessione (autostrade, stabilimenti balneari).

Il programma di Più Europa, più ancora di quello del PD, è infine esplicito nel riconoscere il permanere delle ragioni della riforma costituzionale bocciata il 4 dicembre 2016. Votai allora un SI convinto (Perché SI), e sono completamente d’accordo.

Debito pubblico

  • Congelamento della spesa pubblica nominale per la durata dell’intera legislatura.
  • Destinare i proventi della lotta all’evasione alla riduzione delle imposte

Regole semplici, forse un po’ troppo, ma efficaci. Andrebbe aggiunto a quale saldo primario.

Unione Europea

Non sorprenderà nessuno sapere che il programma sull’Europa di +Europa è molto preciso e sostanzioso.

  • Spostare al centro federale funzioni di governo oggi svolte dagli Stati membri – e le relative risorse per svolgerle: redistribuzione sociale e regionale, ricerca scientifica, reti trans-europee, controllo delle frontiere, diplomazia (inclusi aiuti allo sviluppo e aiuti umanitari), difesa.
  • Bilancio EU interamente su risorse proprie, stabilendo un principio di corrispondenza tra spese europee e tasse europee, attraverso una facoltà di imposizione diretta dell’Unione che oggi non c’è.

Quest’ultima proposta non è chiara nelle sue implicazioni. Si propone un aumento dell’imposizione fiscale? Ci andrei cauto. Oppure si pensa propone una compensazione attraverso una equivalente riduzione dell’imposizione nazionale? Se è così a fronte di quali tagli di spese?

  • Elezione del Presidente della Commissione europea a suffragio universale; la trasformazione del Consiglio dei ministri dell’Unione in un Senato europeo a elezione diretta, sia per politicizzarlo, liberandolo dal controllo delle burocrazie nazionali, che per rendere i suoi processi decisionali pubblici e trasparenti; l’istituzione di una valutazione annuale dello stato della libertà e della democrazia in ciascun stato membro da parte della Commissione – o della Corte di Giustizia, o di un’agenzia ad hoc – con il mandato di monitorare il rispetto dei diritti fondamentali elencati all’art. 2 del Trattato sull’Unione europea.
  • Ritiro delle armi nucleari tattiche (bombe per aereo) statunitensi schierate in Belgio, Germania, Italia e Paesi Bassi, in parte assegnate per un eventuale uso alle aeronautiche nazionali di questi quattro paesi.
  • Trasformazione del Fondo Salva-Stati (MES) in un vero e proprio Fondo Monetario Europeo che fornisca liquidità e finanza ai paesi sotto attacco speculativo, e fornisca la linea di sostegno di ultima istanza per il meccanismo comune di assicurazione dei depositi e il fondo per la risoluzione delle banche in crisi.
  • Legge quadro per l’attuazione di tutte le direttive non ancora attuate e per il superamento di tutte le violazioni che oggi costituiscono oggetto di procedura di infrazione, incluso il recupero di tutti gli aiuti di stato illegittimi.

Istruzione

  • Riconoscimento del diritto soggettivo del lavoratore alla formazione in tutti i rapporti di lavoro.

E’ la parte più carente del programma.

Sostenibilità

  • Introduzione della carbon tax.
  • inclusione dei principi di sostenibilità ambientale e sociale negli accordi di libero scambio

Per il resto pieno di buoni propositi ma un po’ generico.

Inclusione sociale

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